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mercoledì 19 ottobre 2016

Come può la Mindfulness aiutare i nostri bambini a scuola? Insegna loro a COME pensare


Cos’è la Mindfulness?


La Mindfulness può essere definita come un processo che implica la focalizzazione intenzionale dell’attenzione sui pensieri, emozioni, sensazioni fisiche e percezioni, e l’abilità di essere consapevoli di e in connessione con queste esperienze in modo non-giudicante (Kabat-Zinn, 1994).
La Mindfulness promuove lo sviluppo di una modalità di risposta meno automatica, incrementa la consapevolezza dei processi interni e riduce gli schemi di reazione di pensieri, emozioni e comportamenti automatici (Chapman et al., 2013).
Numerosi studi dimostrano come attraverso la pratica Mindfulness, i bambini sviluppano due importanti abilità:
- la consapevolezza di come funziona la propria mente
- i processi strategici di controllo della propria mente
Queste abilità sono le funzioni alla base della metacognizione (e.g., Tang, et al., 2012; Zelazo & Lyons, 2012)

Cos’è la metacognizione?


La metacognizione è una parolona per chiamare un qualcosa che molti di noi fanno tutti i giorni, senza nemmeno accorgersene. La metacognizione non è altro che la nostra capacità di riflettere sui nostri pensieri, sui nostri processi mentali.
Attraverso questa riflessione possiamo divenire consapevoli delle nostre emozioni, desideri e comportamenti. Non solo. Riflettere sui nostri processi mentali ci dà importanti indicazioni su come funzionano i nostri processi di apprendimento e di regolazione emotiva e comportamentale.
Insegnare ai bambini a usare la metacognizione in modo intenzionale e attivo può essere un potente strumento per superare le difficoltà di apprendimento, sia a livello cognitivo che emotivo.

Ad esempio:


- Un bambino dopo aver studiato per 2 ore di seguito inizia a fare i compiti di matematica, ma inizia a distrarsi, a commettere errori, ad aver voglia di alzarsi e fare altro…

Potrebbe iniziare a pensare “Ecco, non sono capace. Non capirò mai la matematica. la matematica è troppo difficile per me. Perdo solo tempo, tanto non sono capace”. Proverà sensazioni di frustrazione, vergogna, inadeguatezza…

Secondo un approccio metacognitivo, il bambino diviene consapevole per prima cosa di essere stanco, di aver voglia di muoversi fisicamente per sfogare la tensione mentale derivata dallo studio, della diminuita capacità di concentrazione per le scarse energie. Il bambino attraverso un lavoro di auto-esplorazione capisce che “il problema” non è la matematica, ma il non avere mai fatto pausa per più di due ore.
Quindi, inizia a sviluppare una visione diversa della situazione, “Ogni volta che studio per così tanto tempo senza interrompermi, mi sento così. Forse se faccio una pausa più o meno ogni ora mi sentirò meglio”. Riuscirà quindi a gestire la sua frustrazione e a pianificare una soluzione per il futuro.

- Durante i primi anni di scuola, utilizzando un approccio metacognitivo all'apprendimento, il bambino potrebbe sviluppare la consapevolezza di avere una maggiore capacità di memoria visiva. In altre parole, gli è più semplice ricordarsi le cose quando le vede in un disegno che quando le legge.

Grazie a questa presa di consapevolezza, potrà sviluppare diverse strategie di apprendimento più adatte alle sue specifiche caratteristiche.
Ad esempio, può inventarsi dei metodi "visivi" per imparare a memoria e per studiare (es. schemi, disegni, colori diversi di sottolineature).


- Una bambina ogni volta che deve parlare davanti la classe si dimentica tutto quello che ha studiato. Le viene il vuoto nella testa. Ed è terrorizzata solo all'idea di doverlo rifare nuovamente alla prossima interrogazione.

Grazie alla Mindfulness si può aiutare la bambina a osservare in maniera consapevole e non giudicante i proprio processi metacognitivi; cioè cosa sta sentendo nel suo corpo durante l'interrogazione, quindi che emozione sta sentendo, quali pensieri scorrono nella sua mente, dov'è diretta la sua attenzione in quel momento...

La bambina svilupperà quindi la consapevolezza dell'ansia e della paura che crescono in lei per il giudizio sociale a cui si sente sottoposta. La sua difficoltà non è gestire la materia, l'interrogazione di per sé, ma gestire il giudizio che sente che gli altri possono emettere su di lei. Da qui si può iniziare un percorso che porterà ad un reale cambiamento, non solo nella prestazione scolastica, ma soprattutto nell'autostima di sé.



Per un programma sullo sviluppo delle abilità di auto-regolazione emotiva attraverso la Mindfulness e la psicologia metacognitiva clicca qui



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